Inferno e Paradiso siamo noi che li chiamiamo così, sono luoghi senza luogo, perché in realtà ogni luogo può essere un Paradiso o un Inferno.
Così, quella volta che mi dissero che soltanto chi vuole si danna, vollero pure farmi vedere di persona il perché di quell’affermazione.
Io dissi che sarei venuto a vedere di persona se mi facevano trovare un cavallo bianco nato da cavalli neri sul quale cavalcare e mantennero la parola, che tutto è possibile e soprattutto tutto è possibile al momento giusto.
La Creatura che si era offerta per accompagnarmi a fare il viaggio era la stessa che me lo consigliò da fare, però aveva un aspetto fisico completamente diverso.
Lo sai come siamo fatti, disse, un giorno appariamo in un modo, un altro diversamente, ma siamo sempre noi, la nostra stirpe è talmente antica che siamo mutanti, perché in principio non c’era un’altra parte, nulla era diviso, perché non ce n’era il bisogno, poi per sviluppare una società nella quale nessuno fosse estraneo e si potessero fare grandi cose, tutto fu diviso, il bene e il male, l’amore e l’odio, la vita e la morte, anche per questo siamo immortali.
Andammo a cavallo e mi mostrò quando le anime vengono irrorate della Luce Divina, un fuoco che non brucia, se l’anima è disposta a mettersi sulla stessa lunghezza d’onda, mentre chi osteggia quest’energia, vi rimane invischiato, la pena eterna consiste nel mettersi di traverso a ciò che è giusto per sempre, sempre giusto, che mai si cambia da un giorno ad un altro, ciò che si cambia è soltanto ciò in cui non riponevamo fiducia fin dall’inizio.
Cavalcammo e vedemmo, da una parte anime immerse nella luce, dall’altra nella fiamma eterna, il fuoco era luce soffice, ma i dannati non potevano saperlo, stando soltanto male terribilmente, io la provai questa luce e ci saltellai su, non ci entravo, siccome rimbalzavo sulla sua superficie, mentre chi in vita aveva compiuto gravi atti contro la Creazione, ci finiva dentro a capofitto.
Vedi, disse la Creatura che mi accompagnava, tutto è uno e uno è tutto, che pensando di fare del male agli altri, quelle sono anime di persone che nella vita hanno fatto male prima di tutto a se stesse, altrimenti avrebbero capito che la vita è semplice e bella, praticare le ingiustizie è tempo sprecato.
Continuando a cavalcare, mi riportò indietro e disse che il giro finiva lì e quando avevo già smontato di cavallo gli risposi che era divertente sentire ciò, al che mi disse che il prossimo giro è l’ultimo e qui c’era meno da ridere, anche se so che a cavalcare assieme posso sempre andarci, che per me Gennaro Gelmini occorre continuare, ora più che mai, avanti.
L’immagine sopra è tratta da un’antica stampa artistica.