Evento climatico, stavolta alluvionata nuovamente la Toscana e l’Emilia; magari proprio perché Firenze ci faranno più caso per trovare misure adatte, il fiume Arno da diversi anni non esonda più, da quando cioè si è posto rimedio mediante bacini di laminazione, espansione, deflusso (svariati i termini) delle acque, ovvero terreni agricoli coltivati a foraggio per le mucche, con chiuse da aprire alla bisogna e vasche di contenimento, dette casse di espansione, ricordo quando mi recai a Firenze, prima della stagione di internet, quando già divulgavo e per divulgazione, un lunedì nel quale compii le consegne al mattino e al pomeriggio i musei chiusi, nevicava a tratti e quindi c’erano problemi di collegamento, mi chiesi quanto ne valeva la pena andare così lontano in un solo giorno per poche consegne, invece ne valse la pena eccome, evitata la piena dell’Arno si sono però registrate infiltrazioni d’acqua negli edifici d’arte e al giardino di Boboli, che sovrasta da sud la città, è avvenuto il crollo di alcuni alberi, inoltre alla pioggia si è mescolata la grandine, i danni sono talmente ingenti che si è chiesto lo stato di calamità naturale.
A Imola l’autodromo si è in parte allagato, non si ricorda un’alluvione così da circa 50 anni, il Fiume Santerno, che attraversa la città a est, è esondato allagando le campagne.