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5 gennaio 2021 2 05 /01 /gennaio /2021 12:41
Delizioso consiglio: perché parlare senza gobbo

Pizza o polenta a scelta per tutti gli artisti, così poteva capitare nel migliore dei casi nelle feste di paese alle quali partecipavamo, mentre nel peggiore dei casi ci domandavamo se un bicchiere d’acqua ce lo avessero dato, capitò per davvero, un vivere alla giornata che di certo impossibilitava alla riuscita di una minima carriera da cantautore, 5 anni rimasi iscritto alla Siae, Società italiana autori ed Editori, ma evidentemente dovevo percorrere una strada diversa in questo labirinto della vita.

Mi servì, che almeno oggigiorno so portare avanti i progetti, uno alla volta un po’ per volta, e quando c’è da fare qualche video l’importante è crederci in ciò che si vuole dire, che può mancare la parola giusta al momento giusto, però poi ci si abitua e le parole giuste ogniqualvolta si trovano, ogniqualvolta.

In alternativa si può utilizzare il gobbo, che in questo caso è un semplice macchinario con 2 rulli e un lungo foglio scritto che scorre, che per circa 60 centimetri più o meno può essere letto nel frattempo che viene sfilato da un rullo e riavvolto nell’altro, ma funziona bene per le presentatrici televisive per discorsi brevi, per titoli di film da dover ricordare.

Per discorsi più lunghi si può utilizzare un suggeritore, che mima alcune parole da dire o meglio magari, le scrive su di un foglio, alla vecchia maniera, portare avanti i progetti un poco alla volta e crederci.

Ecco perché bisogna evitare il gobbo per i lunghi discorsi, messaggi, perché intanto si nota nell’oratore nella luce negli occhi e al loro movimento che non è mai allineato alla videocamera e sempre anch’esso fisso, con movimenti normalizzanti mentre il discorso rallenta e pure nei movimenti della testa che appaiono sminuiti, però ciò che più importa è ciò che comporta questo accorgersi che si utilizza il gobbo nei discorsi.

Il fulcro del corrente articolo sta nel crederci, ovvero uno che ci crede in ciò che dice, qualche parola se la può dimenticare, proprio quella parola magari più appropriata, le prime volte proprio sfugge, poi invece si diventa bravi, perché?

Perché si crede in ciò che si dice! Allorquando una persona arriva a certi livelli, dev’essere pure che ci crede a ciò che dice, è questo che non fa comprendere perché ci voglia il gobbo, che senza c’è più seguito, anche in concomitanza con l’evitare frasi fatte, discorsi sempre perfetti, che corrispondono a ciò che ci si aspetta e non ciò che si voglia apprendere.

Appunto manca il discorso da apprendere, la buona speranza, la giusta soluzione, non si enfatizza il pubblico, occorrendo quindi sapersi rinnovare e innovare.

Nella foto: metodi e apparecchiature cinematografiche nel 1900.

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