L'espressione "tira più un filo che un carro di buoi", pure sminuita e modificata per renderla consona al blog, trova i suo realistico accadimento nella più bella e meno raccontata storia d'amore di tutti i tempi, un amore da traino oso dire.
La bella situazione ha inizio allorquando il tipografo di Milano Arnaldo De Mohr, dopo che mai nessuna lo fece innamorare, pure per la mancanza di contenuti sociali di alcune, si invaghì di una Malnatese, Carola Bernardi, bella donna di Malnate, città della provincia di Varese di cui tal volta raccontiamo (nella foto), poiché facente parte di quella valle del fiume Olona che torna spesso ai nostri pensieri.
Per poter dimostrare il suo amore per lei, aveva deciso di sposarla e andare a vivere a Malnate e per lui tipografo fu cosa difficile, solo un grande amore lo poteva guidare.
Per capirci meglio, sto ad indicare ciò che un tipografo aveva in uso a quei tempi, che siamo nei decenni tra il 1800 e gli inizi del 1900:
le rotative, pesantissime ed enormi, i macchinari di trasmissione del movimento, pesantissimi ed enormi; le rotative sono dei grandi rotoli di metallo, sui quali venivano posizionate delle tessere, anch’esse in metallo, coi caratteri ortografici, lettere e pure tessere per gli spazi, ovvero tessere senza nulla in rilievo, per consentire di lasciare uno spazio sempr uniforme tra le parole ed inoltre, incisioni su tavole a rilievo in negativo (così dovevano essere realizzate) per le immagini dei libri e pure queste occorreva trasportarle.
E’ così, è così, si può dire è così?
E così arrivarono 6 carri e una carrozza da Milano a Malnate, o per meglio dire, lo stesso carro viaggiò 6 volte da Milano a Malnate, nell’attuale provincia di Varese, a quei tempi pacente parte della provincia di Como, a cui pure Varese sottostava, che dovendo fare tosto ritorno a Milano (la parola tosto ha in questo caso il significato di veloce, che utilizzo per fare una grammatica articolata al modo antico) profittava per trasportare buon fieno della Valle Olona da dare da mangiare ai buoi per diverso tempo, un’intera stalla si era riempita, fieno che sempre serve e per far riposare i buoi si poteva usufruire delle poste di Tradate e Saronno, città lungo la traversata, con stalle per accogliere cavalli, adibite per l’occasione pure ad accogliere i 6 buoi.
Un uomo a staffetta, un’altro al comando della carovana, tenuto più avanti a guadagnare la strada a cavallo, ovvero guardare dinnanzi affinchè il trasporto procedesse senza temere, che fosse, anche una buca da riempire col classico sacco di sabbia, più un baldo giovane (così si diceva ai tempi) appena davanti la carovana, non armato se non di coltello, che occorreva dare la sensazione al passante si stesse compiendo un normale trasloco di masserizie, per cui si fece spargere la voce che fosse un trasloco per arnesi da fattoria, difatti ad esempio le rotative, sotto il telo spesso e ben disposto, apparivano per dei container per mais, avena o quant’altro ad uso zootecnico, contenitori per mangime per gli animali in allungo, cioè aggiunta, a ciò che si potevano brucare, per l’allungo invernale e per quello da allattamento dei vitellini.
Il viaggio in carrozza, Arnoldo lo ottemprò per poter trasportare personalmente le tessere dei caratteri tipografici e le incisioni, facendosi accompagnare da un suo amico alla carrozza che evidentemente partiva dal Corso Buonaparte, davanti al Castello Sforzesco di Milano, giacché si era preferito questo genere di viaggi a quelli su ferrovia a causa delle locomotive dei treni locali per servizio viaggiatori, che avevano una caldaia piuttosto esigua, che la prominenza per il carbone sulla stessa locomotiva, anziché sul primo rimorchio, dava dimostrazione che il l’autonomia del locomotore era poca e il peso trasportabile altrettanto scarso, in quegli anni tra il 1800 e 1900 quelle erano le possibilità.
L’amico era abituato a portare pesi, occorrendo far credere che la valigia, per le dimensioni senza eccedenze, avesse pure il peso senza eccedenze, che allora non si controllava, portndola per borsa a mano dentro la carrozza, evitando di farla mettere sul portapacchi sopra la carrozza, così il cocchiere evitò di sentirne il mastodontico peso ed una volta giunti a destinazione a Malnate, fattosi aiutare Arnaldo dal cocchiere a scendere dalla carrozza con la valigia, visto che era di un peso inconfessabile, si ritrovò davanti al sorriso dell’Arnaldo, che apostrofando il suo nome e cognome, fece gioire pure il cocchiere, che della storia d’amore tra Arnaldo e Carola se ne raccontava assai durante i viaggi sulle loro vetture, che però era impossibilitato ad accompagnarlo alla nuova officina tipografica, Arnaldo prese a fare un po’ di passi con la valigia, tanto per continuare a far vedere al cocchiere la normalità della borsa trasportata.
Arnaldo, sedutosi a bordo strada sulla pesante borsa rigida, si accorse dell’impossibilità a portarla avanti, mentre sopraggiunse un gruppo di ragazzi che chiese soltanto per curiosità cosa trasportasse e Arnaldo, come ultima possibilità, raccontò loro dei bei disegni che si potevano ottenere dalle incisioni su tavola che la borsa conteneva, così i ragazzi adempirono al trasporto, portando ognuno una di quelle tavole incise fino a destinazione, alleggerendo il carico, in cambio Arnoldo De Mohr già si interessava per il comparto dei romanzi da proporre alle scuole, affinché quei quei disegni divenissero di tutti.
Un bel matrimonio fu celebrato a Malnate, dal quale nacquero figli e a continuare nipoti, Arnaldo De Mohr e Carola Bernardi seppero far comprendere quanto valga amarsi superando le distanze, materiali e spirituali che siano, pur di stare assieme, per questo ho scelto questa storia d’amore storicamente raccontata, stavolta scritta con frasi nuove, presa da dati storici a se stanti, uniti in un unico racconto fornito di bei particolari.
Arnaldo De Mohr nacque a Milano il 22 aprile 1874 e finì la sua esistenza terrena in grazia di Dio il 4 novembre 1921 a Malnate.