L’imprevedibile è impossibile a prevedersi, possiamo però evitare di trovarsi nel luogo sbagliato al momento sbagliato?
Comprendendo che sia umanamente impossibile, esistono però delle impressioni che ci sono trasmesse, che ci inducono a fare delle scelte, piuttosto che altre.
Dovendo scegliere, ho saputo scegliere, ho dovuto scegliere.
La più eclatante riguarda il lavoro, che siccome oggigiorno è già tanto quando lo si trova part-time, in pratica, siamo sinceri, gli uomini stanno tentando di rubare quel poco di lavoro che c’è alle donne, lavorando poche ore non si può costruire una famiglia, così nel vivaio di chi dice che il lavoro c’è ancora, che si lamenta che i “giovani” 40enni non hanno voglia di metter su famiglia (tra poco, per effetto della revisione delle pensioni, chiameranno giovani i centenari) c’era 2 anni addietro la possibilità di studiare lingue ed essere spediti per scopi umanitari in Ucraina, dove il lavoro avrebbe fruttato denaro ed esperienza, insomma, tagliando a corto con le parole, rischiare la propria vita per salvare quella degli altri.
In quei giorni mi aiutò però un sogno in mia salvezza, una strada piena di fuoco e cecchini e io dovevo percorrerla per andare appunto tramite questa via, portandola dalla Russia sconfinante alla sua famiglia d’origine in Ucraina, avevano mandato solo me in quella missione nel sogno, poiché qualcuno dovevano pur mandare ed avendomi in considerazione negativamente, potevo andarci io, che miracolosamente scampavo alla tragedia, tornando indietro con la bambina, coi colleghi esterrefatti per il fatto di essere ancora vivo.
Pensiamoci bene: non è che alla bambina in particolare modo mancasse da mangiare o fosse in pericolo dall’altra parte della barricata, dove viveva, più semplicemente mi parve di andare a rischiare la vita per dei motivi geopolitici, la bambina stava bene con la nonna in Russia e che dovevo fare io? Amen.
Così siamo noi giovani che non lavoriamo quando c’è il lavoro appena dietro l’angolo, dietro l’angolo a sparare al cecchino dall’altra parte delle barricate e niente check-in per l’estero, niente lavoro, niente amore.
Per chi dice che si può vivere senza una moglie, un marito, auguro di non aver mai bisogno di me, perché a meno che non siate monaci eremiti, vivere per niente non conviene, mai un abbraccio distacca, dissocia, non c’è alternativa a ciò.
Perché scrivo è facile intuirlo, dopo l’Ucraina adesso è la volta della Siria ridotta in macerie, così pure per la Libia e il Pakistan, poi ci si lamenta del terrorismo a casa nostra in Europa, senza mai rendersi conto che odio chiama odio, amore chiama amore.
In questi giorni viviamo pure gravi incidenti, come quello delle ragazze la cui vita si è spezzata in Spagna e io tornando a pensare, quei pullman turistici spagnoli li avevo già visti a Roma Tiburtina e a dire la verità non mi erano per niente piaciuti, verniciati in basso con macchie di rosso, la psicologia aziendale che ne aveva determinato i colori sinceramente mi allontanava.
Per la foto ho inserito il monumento a Superga presso Torino, che ricorda i calciatori vittime di un incidente aereo nel secolo scorso, schiantatisi contro la torre campanaria della Basilica, un tremendo lutto per la città di Torino, per la Squadra di Calcio Torino, per il calcio e per tutti, me lo ricordava già mio padre quando eravamo bambini, tentando di insegnarci ad evitare il luogo sbagliato nel momento sbagliato, solo fosse stato possibile.
In tanto dispiacere non scrivo tanto per scrivere, scrivo per opportune considerazioni, occorre continuare a viaggiare, perché ritroverete voi stessi soltanto viaggiando, troverete chi vi ascolti in altre città, riportando ogni azione nella vostra, c’è bisogno di una voce sincera che parte da qualche altra parte.
Comunque sia, comunque vada, che sia un Buon viaggio.