Il terrorismo non avviene per volontà delle persone, avviene per giochi sporchi di potere. Mi tornano alla mente dei tratti di vita, 2 insegnamenti, ovvero non fare del male alle creature di Dio, con un esempio lampante, un questionario da compilare, 10 domande nelle quali un punto veniva assegnato a chi rispondeva che nel caso avesse trovato un insetto l’avrebbe ucciso, alludendo al fatto che Dio ha donato all’uomo la facoltà di porsi sopra gli animali, questo accadeva molti anni addietro nel secolo scorso ed è spregevole, diseducativo, eppure mi era capitato, in realtà uno che si pone sopra, a sentinella del gregge, deve rispettare il gregge stesso.
Un ulteriore esempio c’è dato dalla foto sopra, che appartiene ad una locandina che affissero a Milano città nella metà degli anno ’70 del secolo scorso, 40 anni addietro, che alludeva al fatto che gli abitanti della città, i Milanesi, volevano spesso poter parcheggiare in Piazza Duomo, fino a creare scompiglio per mancanza di posti auto liberi, il panorama della città era ormai mutato e siccome ognuno voleva il suo parcheggio, per fare comprendere alle coscienze l’importanza del rispetto, fu affissa la locandina sopra per le strade del centro storico.
Adesso ci ritroviamo con l’attentato di ieri sera 13 novembre 2015 a Parigi in Francia, costato la vita a 128 persone e questo purtroppo è uno sfracello per la società civile.
Cordoglio e preghiera per le povere vittime, stavolta non riuscendo a trovare parole mie, mi appello a quelle dello scrittore del classicismo letterario, ben fornito di spunti debbo dire, di autori classici che non pretendono diritti d’autore essendo trascorso tempo memore, però sempre moderni nel messaggio, vi riporto alcuni brevi brani del romanzo “La Tempesta” di Kahlil Gibran, che adesso, di questi tempi bui, possono servire almeno per fare luce nei nostri cuori.
“Yusif El Fakhri aveva trent’anni quando si ritirò dalla società per andare a vivere in un eremo che si trovava nei pressi della Valle Kedeesha, nel Libano settentrionale, la gente dei villaggi vicini udì svariate storie riguardo Yusif… e molti erano sicuri che fosse un mistico che si beava nel mondo spirituale, anche se la maggior parte della gente sosteneva che si trattasse di un pazzo.
Quanto a me, non potevo trarre nessuna conclusione riguardo quell’uomo, poiché sapevo che doveva esserci un segreto racchiuso nel suo cuore e non mi sembrava il caso di affidarne la rivelazione a delle semplici congetture, avevo a lungo sperato che si presentasse l’occasione di incontrare quello strano uomo e mi ero sforzato di acquisirne l’amicizia per vie traverse…
Tra tutte le vanità della vita, c’è una sola cosa che lo spirito ama e desidera ardentemente, una cosa abbagliante e unica.
Quale? Chiesi con voce tremante.
Yusif mi guardò per un istante che sembrò lunghissimo, poi chiuse gli occhi, si mise le mani sul petto mentre gli si illuminava il volto e con voce serena e sincera rispose: è un risveglio dello spirito, è un risveglio dei più intimi recessi del cuore, è una forza travolgente e magnifica che discende all’improvviso sull’umana coscienza e gli apre gli occhi, permettendogli così di vedere la vita nel mezzo di un’inebriante scroscio di splendida musica, circondata da un’intensa luce, con l’uomo a fare da pilastro di bellezza tra la Terra e il Firmamento, è una fiamma che divampa all’improvviso nello spirito e purifica il cuore, innalzandosi sopra la Terra e librandosi nello spazioso cielo, è una gentilezza che avvolge il cuore dell’individuo, che perciò si sente di disapprovare chiunque vi si opponga e si rivolta contro quanti rifiutano di comprenderne il grande significato, è una mano segreta che ha rimosso il velo che stava davanti ai miei occhi, quando ero membro della società, in mezzo alla mia famiglia, ai miei amici e ai miei compaesani.
Molte volte mi sono meravigliato e mi sono domandato cos’è quest’Universo e perché sono diverso dalle persone che mi guardano, come faccio a conoscerle, dove le ho incontrate e perché vivo in mezzo a loro?
Sono forse un estraneo tra loro oppure essi sono estranei a questa Terra, costruita dalla Vita, che me ne ha affidato le chiavi?”
Dopo questo sforzo letterario di Kahlil Gibran a colloquio con Yusif El Fakhri, me medesimo Gennaro Gelmini aggiungo soltanto una considerazione: vogliatevi bene.