Delle palme non è la più alta, piuttosto un po’ bassa, cresce a fittoni, stiamo parlando della palma da dattero, che si erge nelle oasi, fruttificando solo dopo 100 anni, per questo un proverbio recita “chi semina dattero, non mangia dattero”.
Abbiamo 2 significati per questo proverbio e non soltanto 1 come si potrebbe ritenere, da un lato è un incoraggiamento ad evitare che la vita trascorra senza muoversi, pure per se stessi, dall’altro è un incoraggiamento a muoversi, pure per gli altri, anche nelle circostanze nelle quali non vorremmo andarcela a cercare, com’è di uso corrente, poiché ci accorgiamo del bene fatto, a bene compiuto.
Prima dell’azione lo possiamo soltanto immaginare e immaginando ce ne torneremmo indietro sui nostri passi, cercando di non far danno, per impossibili, quanto improbabili, dissidi, al contrario è proprio questo il tempo nel quale poterli appianare, con le 2 controparti che si ascoltano certamente, scoprendo che non è poi così inesatto il parere altrui.
La divisione accentua i conflitti, pure in concomitanza con la mancanza di comunicazione, dialogo, però soltanto forti stimoli esterni, da parti terze, possono rinsaldare i legami, la forza è celebrale, evitare la dispersione delle energie, per fare ciò che è giusto fare, è indirizzo del sentimento, che sia anche soltanto d’amicizia, di lavoro, d’altruismo e facendoci indirizzare dal sentimento troviamo bene facendo bene, che a costruire non c’è bisogno di distruggere le fondamenta, si può costruire sopra, il resto è superfluo, da qui nasce ogni bontà.